La vespa orientale (Vespa orientalis)

La vespa orientale (Vespa orientalis)

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Nelle ultime settimane, si sta parlando un po’ ovunque della presunta “invasione” della cosiddetta vespa orientale (Vespa orientalis), un calabrone facilmente riconoscibile per le caratteristiche fisiche che lo contraddistinguono. La situazione attuale è stata più volte descritta in maniera allarmistica anche se le informazioni a disposizione non descrivono uno scenario così catastrofico: il numero di persone punte e accertate non ha subito alcun aumento significativo. Questa specie è nativa del bacino del Mediterraneo, è diffusa nel sud est europeo (compresa l’Italia meridionale da molti decenni), nel Madio Oriente e in Madagascar. La sua presenza in Italia dalla Sicilia, Calabria e Campania è in espansione verso nord, risulta insediata a partire dal 2020 nelle città di Grosseto e di Trieste, è stata segnalata a Genova nella zona del porto e nel luglio 2022 è stata segnalata a Roma dove si è diffuso un certo allarmismo. La vespa orientale si riconosce per la tinta intensamente rossiccia quasi uniforme, spezzata soltanto dal colore giallo presente in una larga banda nell’addome ed in una macchia sulla testa.

Vespa orientalis

Alcuni ricercatori hanno scoperto che nelle bande gialle dell’addome di questa vespa, è presente un pigmento chiamato xantopterina che ha la capacità di assorbire l’energia solare e rendere attive le vespe, che difatti preferiscono lavorare a pomeriggio inoltrato, al contrario di molte altre specie di calabroni che preferiscono lavorare con il fresco del mattino o prima di sera, per evitare l’eccessivo calore. Insomma l’areale di distribuzione della specie si sta espandendo, probabilmente a causa dei fenomeni atmosferici e del riscaldamento globale le vespe si avvantaggiano della combinazione di estati torride e inverni miti, con tutte le conseguenze ambientali dirette e indirette che questo determina, Sono insetti opportunisti che amano l’ambiente urbano dove spesso si nutrono proprio degli scarti dell’uomo non è un caso trovare spesso queste vespe nei mercati di carne e pesce o nei retrobottega dei ristoranti. Le Vespe orientalis fuori dai centri abitati costruiscono il nido all’interno di cavità naturali come alberi, buchi nel terreno, mentre in città prediligono anfratti artificiali o intercapedini di edifici poco frequentati .

Vespa orientalis , la testa

La Vespa orientalis produce un veleno tossico per l’uomo, la cui pericolosità varia da persona a persone in base alla sensibilità soggettiva. Soprattutto nelle persone particolarmente sensibili, anche una banale puntura può determinare una reazione anafilattica potenzialmente mortale. Insomma, non c’è da scherzare, ma è bene precisare che la quantità di veleno prodotta dalla Vespa orientalis è molto simile a quella degli altri imenotteri pungenti e anche se può pungere più volte, la maggior parte del veleno viene iniettata alla prima puntura. Attualmente si teme che diventi un grave problema per l’apicoltura (come già succede in Sicilia e Campania) questo succede perchè non trovando cibo a sufficenza i calabroni si concentrano nella predazione delle api allevate dall’uomo che diventano un obiettivo da preferire. Questa situazione produce perdite nella produzione di miele, propoli e cera; colpendo un settore già in crisi . Come per tutte le specie di vespe, non bisogna avvicinarsi ai loro nidi, che difendono attivamente, se si scopre un nido di vespe è bene farlo rimuovere da esperti, il consiglio è ovviamente di evitare il fai da te e di procedere con una segnalazione e con una richiesta di intervento ad apicoltori volontari, aziende specializzate o – nei casi in cui ci sia un pericolo diretto per le persone – vigili del fuoco.

Le specie del genere Vespa e affini  (come formiche e api) vivono in colonie composte da una femmina fertile e fecondata “la regina” e un numero variabile a seconda delle specie (e delle popolazioni) di femmine sterili “le operaie”; queste specie costruiscono nidi di “carta” anche molto voluminosi che regina e operaie sfruttano come ricovero notturno e nei quali queste ultime accudiscono e nutrono le larve. I maschi vengono prodotti verso fine stagione insieme alle nuove regine. I maschi dopo l’accoppiamento muoiono. Le colonie sono annuali (non perenni), ovvero in autunno la vecchia regina e le operaie muoiono, mentre le nuove regine fecondate svernano al riparo (generalmente in gallerie scavate nel suolo) e cominceranno a costruire la propria colonia nella primavera successiva. Come accennato, il numero di individui per ciascuna colona varia da specie a specie; in media le regine delle specie di Vespa europee possono produrre 2–3000 operaie per stagione, ogni operaia ha una vita stimata di circa 1 mese, di conseguenza ogni colonia matura ha in media nel nido qualche centinaio di operaie attive. Non ci sono molti dati sui range di pattugliamento delle operaie, quindi non sappiamo quanto queste si allontanino dal loro nido per cacciare, sappiamo però che alcune specie di imenotteri di dimensioni paragonabili possono pattugliare aree vaste diversi km2.